Reputazione: è solo “come ci vedono gli altri” o qualcosa di più?

Pubblicato il Posted in Business

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La reputazione: come ci vedono gli altri.

Il vocabolario Treccani definisce la reputazione come “…la stima e la considerazione in cui si è tenuti da altri.

Soprattutto in ambito lavorativo, la reputazione è spesso l’elemento con il quale entriamo in contatto per la prima volta con clienti, fornitori, colleghi e responsabili.

Elemento che, ovviamente, ci “precede” anche nei contatti successivi, in base a ciò che saremo riusciti a trasmettere di noi come professionisti ma anche come persone.

Va da sé che, quanto più la nostra reputazione è positiva, tanto più potremo iniziare una relazione con il piede giusto, traendo vantaggio dall’idea che i nostri interlocutori hanno di noi.

Ecco perché è così importante curare la nostra reputazione e gli elementi che la compongono.

Personalmente trovo che la reputazione, intesa in senso lato, includa alcuni aspetti fondamentali in aggiunta a quelli più scontati.

Ai primi dedicherei qualche considerazione aggiuntiva.

Reputazione e professionalità.

La professionalità è l’insieme delle:

competenze che abbiamo acquisito;

esperienze che abbiamo affrontato;

qualità con le quali le applichiamo.

Professionalità, quindi, non è solo “saper fare”, ma è anche l’entusiasmo ed il senso di responsabilità che mettiamo nello svolgimento di un incarico, la scrupolosità nell’ottenere il miglior risultato possibile e l’etica con la quale affrontiamo eventuali criticità.

Una professionalità completa di tutti questi elementi dovrebbe permetterci di eccellere nel nostro lavoro.

Uso il condizionale perché purtroppo il giusto riconoscimento non è così scontato.

Il che ha a che fare con il prossimo punto.

L’abito che fa il monaco.

Al giorno d’oggi, complici il bombardamento mediatico, la vita frenetica, la facilità di utilizzo di internet, si finisce spesso per fermarsi alle apparenze.

Un’immagine accattivante può ad esempio essere decisiva per concludere una vendita.

Una bella confezione può far propendere l’acquirente per un prodotto anziché per un altro, senza tenere in minima considerazione altri elementi magari anche più importanti (come la qualità del prodotto o servizio, ad esempio).

Con le persone si verificano esattamente le stesse dinamiche.

Una persona che si sappia presentare molto bene potrebbe godere di migliore reputazione rispetto ad un’altra, che pur avendo capacità superiori è più manchevole in termini estetici.

Per ovviare a questo problema sarebbe innanzi tutto buona norma tenere sempre presente le regole della business etiquette.

Seguendole sapremo sempre come comportarci in ogni situazione, rapportandoci così nel migliore dei modi con qualunque interlocutore e salvaguardando la nostra reputazione.

Personalmente credo però che il rispetto delle regole in termini di estetica e comportamento non debba significare dare un’immagine di sé che non corrisponde al vero.

La nostra immagine dovrebbe, al contrario, essere improntata alla trasparenza.

Lo so, “vendere” è spesso altro, ma ho già espresso un’opinione sulla mia personalissima concezione della vendita. 😊

Per cui non mi resta che passare al punto successivo, che con la trasparenza ha a che fare.

Reputazione e coscienza: dobbiamo veramente scegliere?

Un aforisma di Sir Charlie Chaplin recita così: “Preoccupati più della tua coscienza che della reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è problema loro”.

Non preoccuparsi della propria reputazione in campo professionale sarebbe come minimo controproducente.

Allo stesso tempo, però, con la nostra coscienza non dobbiamo avere conti in sospeso.

Io, almeno, non ne voglio avere.

Ecco quindi la sfida: curare la propria reputazione in modo da risultare appetibili nei confronti dei nostri contatti, ma rimanere fedeli ai propri valori ed al proprio essere, dando di sé un’immagine il più possibile realistica e trasparente.

Sopra ogni cosa però, concentriamoci sulla nostra genuinità: pur conformandoci alle diverse situazioni, non perdiamo mai di vista noi stessi.

Dopotutto, onestà e coerenza sono fondamentali in qualunque rapporto.

Fogli di calcolo e reputazione: ti sfugge il nesso?

Chi come me è carico di esperienza 😊, ricorderà Lotus 1-2-3, il foglio di calcolo sviluppato da Lotus/IBM e di fatto antenato di Excel e compagni.

Uno dei suoi punti di forza – anzi, ai tempi è stata un’implementazione rivoluzionaria – era la componente W.Y.S.I.W.Y.G., acronimo di “what you see is what you get” (ciò che vedi è ciò che ottieni) che permetteva di includere nei fogli di calcolo delle grafiche basilari, che di fatto ne rivoluzionarono l’estetica.

Per tradurre il concetto in termini semplici, ciò che si visualizzava sullo schermo era esattamente il risultato finale che avremmo ottenuto.

Sono una patita di informatica? Decisamente no.

Appassionata di fogli di calcolo? Non particolarmente.

E allora perché questo acronimo mi ha colpito così tanto da ricordarmene anche dopo quasi trent’anni?!

Perché W.Y.S.I.S.Y.G. è un concetto che mi appartiene intimamente.

Per natura tendo alla trasparenza ed all’assenza di artifici.

Questa componente è sicuramente fondamentale nella mia reputazione ed altrettanto sicuramente è qualcosa che non sono disposta a barattare nell’ottica di una migliore reputazione.

Contenuto e contenitore: l’abito che non fa (per sempre) il monaco.

Il concetto precedente può facilmente essere rivisitato ed applicato al nostro modo di mostrarci agli altri.

Come detto in precedenza, adattare il nostro comportamento in base alla situazione sarà senz’altro di aiuto per non farci mettere in ombra o per dare di noi un’immagine positiva.

Dovremo però in ogni caso focalizzarci anche sull’importanza dei contenuti: una splendida confezione deve insomma racchiudere anche un ottimo prodotto!

Attenzione quindi ad affiancare alla nostra immagine anche solide competenze, una formazione costante, curiosità verso approfondimenti e nuove materie.

In questo modo non rischieremo di deludere chi ci ha scelto, almeno inizialmente, per la nostra bella immagine!

Reputazione e immagine pubblica.

Ecco un altro tasto dolente (eppure fondamentale) della nostra reputazione!

Il nostro sito, i nostri profili e le nostre pagine social ma soprattutto le nostre interazioni su queste piattaforme costituiscono a tutti gli effetti la nostra immagine pubblica.

Attraverso questi strumenti ci presentiamo agli altri e ci facciamo conoscere.

È quindi evidente come anche la nostra immagine pubblica influenzi la concezione che all’esterno si ha di noi.

Cerchiamo quindi di fare del nostro meglio perché alla reputazione da Biancaneve non venga affiancata la fama di serial killer sui social media!

Prendendo in considerazione anche aspetti più concreti, ricordiamo che anche le scelte grafiche sono importanti.

Devono adattarsi alla nostra attività ma anche ai nostri valori, cercando per quanto possibile di rappresentarli esteticamente.

Qui ci avviciniamo al personal branding, un campo talmente vasto e variegato da meritare un approfondimento separato.

Con una veloce ricerca sul web troverai tantissimi articoli sull’argomento, ma il consiglio è sempre lo stesso: cerca sempre di fare riferimento a fonti affidabili ed ai tanti professionisti validi che si occupano di questo aspetto fondamentale di un business.

Trasmettere il giusto valore.

La reputazione passa anche attraverso il valore che ci viene riconosciuto.

Che non è il prezzo, ma che contribuisce a determinarlo.

È pratica diffusa richiedere riduzioni di prezzo oppure addurre motivazioni di budget per ottenere un prodotto o servizio ad un costo minore.

Il valore, in questo caso, ci viene in aiuto.

Perché qualsiasi persona (sottoscritta compresa) è disposta a pagare un prezzo pari al valore che attribuisce a ciò che vuole acquistare.

Se la nostra professionalità è sproporzionata rispetto alle esigenze del nostro interlocutore non ha senso ridurre il proprio valore accettando di concedere un prezzo inferiore: semplicemente non siamo noi la persona giusta per quell’incarico!

Se invece l’interlocutore sminuisce il valore del nostro operato (spesso perché incapace di comprenderne la reale portata, essendo incompetente in materia), la soluzione non potrebbe essere più semplice: quello non è l’interlocutore giusto per noi.

Trasmettere un valore adeguato di ciò che offriamo è compito nostro: così facendo questo valore diventerà parte della nostra reputazione, con conseguenze (positive) facili da immaginare.

E non limiterei questo comportamento a questioni di prezzo.

Spesso ci si lamenta di essere bistrattati o non riconosciuti adeguatamente da chi incontriamo per motivi lavorativi (ma anche nella vita privata).

Ricordiamoci sempre che le persone ci trattano come permettiamo loro di fare.

Un comportamento poco rispettoso della nostra persona o del nostro lavoro è sicuramente indice di meschinità o ignoranza da parte di chi ci sta di fronte, ma è altrettanto la conseguenza di un’errata comunicazione del nostro valore.

Si conclude qui questa personale escursione sulla reputazione, su tutto ciò che contribuisce a crearla o che in qualche modo la integra o la affianca.

La nostra reputazione deve essere messa al servizio della nostra attività, perché insieme alle nostre abilità, alle competenze ed alla nostra professionalità può essere un elemento importante di differenziazione.

E chi meglio di noi può essere ambasciatore della nostra reputazione?

Ecco perché, se da un lato la reputazione deve avere solide basi, deve essere al contempo visibile all’esterno, diventando così, a tutti gli effetti, il nostro marchio di fabbrica!

 

Cosa ne pensi?

Sei d’accordo con le mie riflessioni sulla reputazione?

Credi che la tua reputazione sia ben costruita o vorresti lavorarci per affinarla e migliorarla?

Ti invito a lasciare un commento oppure a contattarmi: un confronto sull’argomento sarebbe veramente interessante!

Alla prossima.

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