Professionale o informale: davvero uno esclude l’altro?

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Professionale o informale

Si considera professionale qualcuno che “…nell’esercizio del proprio mestiere, attività o professione, mostra particolare preparazione, serietà ed efficienza”.

Spesso però la professionalità di una persona viene filtrata anche attraverso i suoi modi e, in generale, attraverso il suo atteggiamento all’interno del contesto nel quale si muove.

Questo secondo aspetto ha però più a che fare con l’esteriorità o, meglio ancora, con la formalità (o l’informalità).

Facciamo un po’ di ordine.

Dalla definizione precedente si evince che la professionalità ha esclusivamente a che fare con la preparazione, la serietà e l’efficienza di una persona nello svolgimento di un’attività lavorativa.

Per formalità, invece, si intende l’aderenza ad una “…forma prescritta, o ritenuta opportuna, nel compimento di determinate azioni”.

Parliamo quindi di forma esteriore o di convenzioni sociali in riferimento ad una specifica azione.

Di contro possiamo quindi definire informale qualcosa o qualcuno che non aderisce alla formalità.

Mi sembra chiaro, quindi, che essere informali non è il contrario di essere professionali.

Eppure un atteggiamento informale molto spesso ci rende perplessi e ci fa dubitare delle capacità e della serietà di chi abbiamo di fronte.

L’abito fa il monaco. Oppure no?

Si, è sempre il solito discorso: l’abito fa il monaco?

Sull’argomento si potrebbe dissertare per ore, ognuno con la propria idea.

In realtà credo che non esista una risposta esatta.

O meglio, personalmente risponderei che no, l’abito non fa il monaco.
Ciononostante è necessario adeguare i propri modi a chi abbiamo di fronte ed al contesto all’interno del quale ci troviamo.

Ecco tre elementi che ritengo importanti:

La business etiquette.

Il primo punto da considerare è la business etiquette, che potremmo definire il bon ton degli affari.

Si tratta infatti di tutte quelle convenzioni non scritte che regolano i rapporti professionali e che hanno come obiettivo:

  • offrire un’immagine positiva di noi stessi;
  • intrattenere rapporti cordiali con tutte le persone con le quali abbiamo a che fare in ambito lavorativo;
  • mantenere una buona reputazione in tutte le nostre relazioni professionali.

Volenti o nolenti certe regole vanno rispettate.
Consideriamo anche il fatto che comportamenti diversi potrebbero urtare la sensibilità dei nostri interlocutori (oltre a farli propendere per una valutazione negativa del nostro atteggiamento).

Il personal branding.

Per personal branding intendiamo il risultato finale delle azioni che mettiamo in campo per definire i nostri punti di forza, distinguendoci così in maniera univoca rispetto alla concorrenza oppure ad altri professionisti.

Possiamo definirlo in pratica come il nostro segno distintivo.

È evidente che il nostro abito (quello del monaco, per intenderci) dovrà anche tenere conto del messaggio che abbiamo comunicato all’esterno per creare il nostro personal branding.

Un’immagine molto seria che ci definisce avrebbe poco a che vedere con atteggiamenti sopra le righe, che quanto meno creerebbero perplessità e confusione in chi ci osserva (e ci valuta).

E via di questo passo.

Il contesto.

Se la business etiquette ci detta alcune regole, la percezione di un nostro comportamento può variare anche in base al contesto all’interno del quale stiamo agendo.

Una “infrazione” delle convenzioni può passare inosservata in un determinato contesto ma può invece risultare rilevante in altri.

Calibriamo sempre quindi modi e comportamento anche in base alla situazione specifica nella quale ci troviamo ed alle persone eventualmente presenti.

Professionale ma informale: è possibile?

Tornando alla domanda del titolo, la mia risposta è si (considerando comunque le precedenti osservazioni).

La professionalità nel suo senso più completo non ha a che fare con l’immagine o l’esteriorità.

Si basa invece sulle nostre competenze e sulle nostre abilità, sulla nostra etica personale e professionale.
In pratica su tutto ciò che mettiamo a disposizione dei nostri clienti (o potenziali tali).

Cosa è per me “essere professionale”.

Parto col dire che in linea di massima personalmente rispetto molto le convenzioni, le regole, l’etichetta, insomma, tutto ciò che è scritto e non scritto e che viene considerato “corretto”.

Ciononostante, come professionista cerco di propormi sempre in maniera abbastanza informale.

Credo infatti che un’eccessiva formalità (salvo ove sia strettamente necessaria) crei una barriera tra le persone che stanno interagendo, favorendo quindi un clima meno accogliente e relazioni meno rilassate e più stressanti.

Non posso esimermi, a questo punto, dall’elencare più nel dettaglio ciò che reputo professionale o meno.

Sono tutti aspetti che considero come professionista (cioè ciò che spero venga percepito all’esterno) ma anche come utente (cioè ciò che valuto in chi mi sta di fronte).

Si parte (le singole voci sono rigorosamente in ordine sparso):

🟢 È professionale:

  • comportarsi in maniera rispettosa e civile con tutti;
  • garantire coerenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo;
  • essere sinceri (nel limite del possibile: dopotutto si parla di business 😊);
  • contribuire con il proprio comportamento a creare relazioni sane e basate sulla fiducia reciproca;
  • essere puntuali (che si tratti di una telefonata, un incontro o della scadenza per il completamento di un’attività);
  • adeguare comportamento e modi al contesto ed a chi stiamo vedendo o incontrando;
  • mantenere le promesse e la parola data (se non siamo sicuri di poterlo fare, meglio non promettere o almeno prendere tempo per una verifica più approfondita);
  • essere flessibili per fare fronte ad imprevisti, emergenze o a mutate richieste da parte dei nostri interlocutori;
  • mantenere un atteggiamento calmo e cortese (anche quando la situazione ci suggerirebbe ben altro);
  • essere diplomatici, evitando che simpatie personali o sensazioni “a pelle” influiscano sulle nostre interazioni con clienti, fornitori, colleghi o collaboratori;
  • accettare le critiche, anche quando ci feriscono o non ci trovano per niente d’accordo: non solo è controproducente in termini di relazioni, ma potremmo anche perdere un’occasione per migliorare.

🔴 Non è professionale:

  • trattare con sufficienza o scarso rispetto persone che non riteniamo “importanti”;
  • accettare (un lavoro, una scadenza o una qualsiasi richiesta) solo per non perdere un’occasione ma ben sapendo di non essere in grado di fare fronte all’impegno preso;
  • mentire (sulle proprie esperienze o competenze o su qualsiasi altro aspetto che vorremmo rendere più appetibile per il nostro interlocutore);
  • essere ironici o scherzosi sempre e comunque (anche se è nella nostra natura e anche se ci sembra un ottimo modo per dare una svolta ad una situazione delicata o tesa);
  • perdere la pazienza (soprattutto nei confronti di un cliente un atteggiamento rispettoso ed educato è un obbligo: le sfuriate le possiamo conservare per quando siamo soli);
  • non rispettare un dress code espressamente richiesto (e no, giustificarsi dicendo che jeans e sneakers sono la nostra divisa abituale non è una scusa sufficiente).

Riassumendo: come essere professionale?

Personalmente ho in mente questi tre passi consecutivi che ritengo fondamentali:

⓵ Primo step – Assicurare la coerenza della mia immagine professionale ai miei comportamenti;

⓶ Secondo step – Allinearmi allo scenario ed alle persone che ho davanti in un preciso momento (include abbigliamento, linguaggio, comunicazione non verbale e qualsiasi altro elemento percepibile all’esterno);

⓷ Terzo step – Mettermi a disposizione del mio interlocutore al meglio delle mie possibilità e con la mente aperta per potere realmente diventare la soluzione ad un problema o ad un’esigenza.

Aggiungo un quarto ed ultimo punto, che in un certo senso riassume ed include i tre precedenti e che è forse il vero segreto:

generare fiducia.

Ciò che percepiamo come professionale o non professionale è sicuramente filtrato dalla nostra natura, dal nostro carattere, dalle esperienze e dai nostri valori.

Questo per dire che non esiste probabilmente una formula univoca per definire ciò che è professionale e ciò che invece non lo è.

Io ho raccontato cosa ritengo personalmente importante come persona e come professionista.

Sarei curiosa di sapere quali altri elementi sono ritenuti fondamentali o magari quali di quelli che io ritengo significativi in realtà sono considerati aspetti minori.

Se ti va condividi il tuo pensiero con un commento oppure contattami per discuterne direttamente.

A presto.

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